Ospedale Pediatrico Bambino Gesù come progresso a servizio dei piccoli

Riceviamo e con gratitudine pubblichiamo la riflessione di Padre Giulio Albanese sulla differenza tra sviluppo e progresso, come base per poter pensare e pianificare un futuro concreto e sostenibile.

La crisi pandemica, scatenata dal micidiale Coronavirus, che ha colpito la nostra società contemporanea impone a ciascuno di noi una seria riflessione sul futuro.
Idealmente, vorremmo che per noi e per le generazioni avvenire fosse decisamente migliore del presente. Non dobbiamo però commettere l’errore di sciorinare il pensiero con le buone intenzioni, ma occorre anche saper interpretare la nostra esistenza coltivando l’etica della responsabilità. Il che significa concretamente diventare responsabili degli effetti e delle conseguenze delle nostre azioni.

Dico questo perché tradizionalmente siamo portati a pensare – credenti e non credenti – che il «tempo» in cui viviamo immersi, idealmente, sia costantemente segnato da una trilogia a lieto fine (passato, presente e futuro). Parafrasando la teologia cattolica potremmo dire che il «passato» evoca il peccato originale, il «presente» è segnato dalla redenzione e il «futuro» è aperto alla salvezza. Come osserva il filosofo Umberto Galimberti, da questo punto di vista, «Anche la scienza è profondamente cristiana. Per la scienza il passato è ignoranza, il presente è ricerca, il futuro è progresso. Anche Marx da questo punto di vista è un grande cristiano: il passato è ingiustizia sociale, il presente fa esplodere le contraddizioni del capitalismo, il futuro è giustizia sulla terra. Anche Freud, che scrisse un libro contro la religione, pensa che il passato è il tempo in cui si forma il trauma o la nevrosi, il presente è terapia, il futuro è guarigione».

L’idea che il futuro sia sempre positivo esige comunque un obbligo morale che non può essere disatteso. E qui l’uso delle parole è fondamentale. Proviamo a pensare ad esempio alla differenza tra «tecnologia» e «tecnica». La prima afferisce ai cellulari, ai computer, alle piattaforme digitali e quant’altro, mentre la tecnica è la logica, la ratio a cui si adegua la tecnologia di cui sopra: il raggiungimento del massimo degli scopi con l’impiego minimo dei mezzi. I suoi valori sono efficienza e produttività. Tutto ciò che sconfina da questo perimetro è insignificante: amori, dolori, angosce, sogni, visioni, sentimenti d’ogni genere…

 Ecco che allora la tecnica non tende ad uno scopo, non promuove un senso, non apre scenari di salvezza e non redime, non svela la verità. Per usare il gergo di Galimberti, che tanto ha scritto e detto su questo tema, «funziona in maniera a-finalistica». Essa promette che, attraverso il suo intervento, ci saranno più risorse e dunque più ricchezze. Ma a vantaggio di chi? E sarà vero che tutto questo potrà accadere per il bene comune? Lo sfruttamento dell’essere umano – poco importa se in un contesto come quello italiano segnato da un crescente precariato o in quello delle periferie del mondo – è posto al servizio della tecnica la quale non ha assoluto interesse al miglioramento delle condizioni umane. Continuiamo a confondere – ed è questo il vero problema – «progresso» con «sviluppo». Pier Paolo Pasolini aveva individuato bene la differenza: lo sviluppo è tipico della tecnica e in generale delle tecnologie ed è fine a se stesso, guarda al denaro come generatore di tutti i valori, mentre il progresso consiste nel miglioramento della condizione umana. Da un punto di vista missionario, aveva ben chiara questa distinzione papa Paolo VI che non a caso dedicò un’intera enciclica sociale a questo tema: la Populorum Progressio, sul Progresso dei Popoli.

È dunque evidente che una struttura come l’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù -  vera eccellenza nell’ambito della medicina per la cura dei minori – cristianamente parlando, guarda al loro futuro coltivando la Speranza, con la «S» maiuscola. Le tecnologie messe a disposizione per la cura dei piccoli servono infatti per conseguire la loro guarigione, intesa come sinonimo di un progresso a servizio della persona umana e del valore sacrosanto della Vita.

28/5/2021

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