Epilessia: come possiamo migliorare la qualità di vita dei pazienti

Le novità in ambito epilettologico dalla Ricerca dell'Ospedale Bambino Gesù

Abbiamo incontrato Nicola Specchio, responsabile della struttura di Epilessie rare e complesse e ricercatore dell’Unità Malattie Neurologiche e Neurochirurgiche dell’Ospedale Bambino Gesù. Il dott. Specchio ci ha raccontato come si sta muovendo la ricerca sull’Epilessia.

Le Unità in cui il dottore lavora si occupano da una parte della cura dei pazienti con epilessia e dall’altra del miglioramento della loro qualità di vita della ricerca in ambito epilettologico.

Scopo del progetto che l’Ospedale porta avanti è comprendere i meccanismi neurobiologici alla base dell’epilessia.

Il punto di forza è il modo dell’Ospedale di fare ricerca, tenendo sempre a mente l’obiettivo di ridurre il numero di crisi dei bambini e dei ragazzi che soffrono di epilessia e, di conseguenza, diminuire il peso della malattia che grava su di loro.

Questo è un processo lungo, complesso e difficile, che prevede la collaborazione tra i laboratori dell’Ospedale (ricerca clinica) e network internazionali (ricerca di base). Un approccio circolare: si parte dal paziente per ritornare al paziente in un ciclo di ricerca volto a comprendere il motivo per cui i bambini e i ragazzi hanno crisi epilettiche e perché il 30% di loro non sono trattabili con i farmaci che abbiamo a disposizione. Esiste infatti un’importante casistica di pazienti che non risponde alle terapie classiche. Ci si concentra su questa per comprendere le ragioni della farmaco-resistenza in epilessia.

Due i filoni guidano la ricerca del Bambino Gesù: il primo è quello della comprensione del meccanismo per cui i pazienti soffrono di epilessia, il secondo è quello della scoperta del trattamento migliore per ogni bambino e ragazzo.

Il primo prevede l’utilizzo di una serie di network dentro e fuori l’Ospedale che permettono di utilizzare farmaci che vengono usati sulla base dell’eziologia della malattia (tipo di crisi, tipo di epilessia). Questo significa che si può utilizzare un farmaco nato per curare altre malattie, ma somministrato per ridurre il tipo di crisi. Per esempio, per una particolare forma di epilessia, si utilizza un farmaco antiaritmico, quindi specifico per il cuore, che si è scoperto avere effetti benefici sul paziente epilettico.

Esistono poi forme di epilessia che hanno cause strutturali, e questo rappresenta il secondo filone di ricerca. Attraverso indagini e ricerche specifiche viene identificata la zona epilettogena, e viene rimossa chirurgicamente. Il tessuto cerebrale asportato nei pazienti affetti da epilessia farmaco resistente viene tenuto in vita per oltre due mesi e questo permette di studiare i processi neurofisiologici e di testare direttamente su questo tessuto nuovi farmaci.

In Italia questa tecnica rappresenta una novità assoluta e ci dice il dott. Specchio: “speriamo di poter ottenere risultati a breve termine. Facciamo tutto questo per aiutare i nostri ragazzi a migliorare la loro qualità di vita in quanto l’epilessia è una malattia cronica e come tale riguarda non solo il singolo malato, ma coinvolge anche la sua sfera familiare e sociale”.

14/6/2021

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