La piaga dei farmaci contraffatti in Africa

La pandemia del coronavirus sta oscurando, a livello mediatico, molte questioni aperte che da decenni penalizzano l'Africa. Emblematico è il fenomeno dei farmaci contraffatti o fake drugs che dir si voglia

L’Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms) ritiene che il giro d’affari di questi pseudo farmaci, a livello planetario, sia intorno ai 200 miliardi di dollari all’anno. Si tratta di un tema scottante se si considera che 1 medicinale su 10, nei paesi a basso o medio reddito, è contraffatto. Da questo punto di vista l’Africa sub-sahariana è l’area geografica dove le cosiddette fake drugs sono più diffuse: sempre secondo l’Oms, il 42% dei casi rilevati a livello globale. La situazione è certamente preoccupante e viene costantemente monitorata dall’agenzia delle Nazioni Unite che recentemente ha lanciato nuovi allarmi sulla circolazione di farmaci contraffatti o che non rispettano gli standard qualitativi stabiliti dalle norme internazionali.

I numeri del traffico

Sebbene nel continente africano sia ancora difficile avere un computo esatto dei farmaci contraffatti in circolazione, si stima che la percentuale sia compresa tra il 30 e il 60% del totale in commercio. L’indagine, condotta recentemente dalla London School of Hygiene and Tropical Medicine per l’Oms, ha evidenziato, ad esempio, che i farmaci antimalarici contraffatti potrebbero causare 116.000 morti in più ogni anno nell’Africa sub-sahariana, con un costo per i pazienti e i sistemi sanitari nazionali in media di 38,5 milioni di dollari l’anno. Nel 2015, uno studio pubblicato dall’American Society of Tropical Medicine and Hygiene ha stimato che oltre 122.000 bambini di età inferiore ai cinque anni hanno perso la vita a causa di antimalarici di cattiva qualità. Questa lucrosa attività coinvolge mafie dell’Estremo e del Medio Oriente che continuano a imperversare con scaltrezza, nonostante vi siano state in questi anni operazioni di polizia, anche a livello internazionale, con il coinvolgimento dell’Interpol, per stanare i fabbricanti e i mercanti di queste fake drugs.

Le misure per combattere la contraffazione

Il problema di fondo è che la produzione di questi farmaci fasulli non è perseguita severamente dai governi come sarebbe doveroso.  Questo significa che la produzione di fake drugs rientra semplicemente negli illeciti sulla contraffazione dei prodotti. In altre parole, i responsabili di questo business incorrono nelle sanzioni previste per un mero reato economico, cioè, paradossalmente, alla stregua delle falsificazioni delle borse di Louis Vuitton. Secondo l’Institut de Recherche Anti-Contrefaçon de Médicaments (Iracm) il giro delle «pillole false» supera di venticinque volte, per volume d’affari, il traffico di droga. Stando alla stessa fonte, mentre il traffico di eroina produce una media di 20 mila dollari di guadagno ogni mille investiti, lo stesso investimento nella falsificazione di un farmaco «blockbuster» (vengono definiti così i farmaci che fatturano, a livello mondiale, svariate centinaia di migliaia di dollari all’anno) genera un profitto fra i 250 mila e i 450 mila dollari, fino a venti volte di più del traffico di eroina.

A questo proposito è comunque doveroso segnalare l’iniziativa intrapresa dal legislatore togolese che nel 2015 ha introdotto nel Codice di procedura penale, nei confronti degli spacciatori di farmaci contraffatti, una pena di 20 anni di reclusione e il pagamento di 50 milioni di franchi Cefa (76.200 milioni di euro). Ma il cammino è ancora lungo perché si affermi una piattaforma continentale davvero condivisa su questo tema. Il 17-18 gennaio 2020, ad esempio, dovevano ritrovarsi a Lomé, in Togo, 7 capi di stato decisi ad alzare il livello di contrasto a questa strage silenziosa con la definizione di strategie efficaci, instaurando meccanismi di collaborazione tra i loro governi. In realtà si è trattato di un vertice dimezzato, dato che i presidenti effettivamente presenti nella capitale togolese sono stati solo 3: il padrone di casa, Faure Gnassingbé, e gli omologhi ugandese e senegalese, rispettivamente Yoweri Museveni e Macky Sall; mentre Niger, Congo e Ghana sono stati rappresentati per l’occasione dai rispettivi ministri della sanità. Su suggerimento della Brazzaville Foundation, è stata comunque sottoscritta una dichiarazione politica e un accordo quadro giuridicamente vincolante, prima tappa di un programma più vasto con l’intento di coinvolgere prossimamente anche altri governi del continente, per garantire l’accesso a farmaci sicuri ed efficaci. Comunque, molto dipenderà anche, guardando al futuro, dal coinvolgimento della società civile nel suo complesso.

Le risposte tecnologiche africane

A questo proposito il genio africano, in molte comunità, si sta già contrapponendo in modo creativo e perspicace a questa piaga dei farmaci fasulli.
È il caso di Jessica Osita, una ragazza nigeriana che ha perso suo fratello a seguito della somministrazione di farmaci contraffatti, una vera e propria piaga nazionale nel suo paese. Sebbene sia giovanissima, Jessica, assieme ad altre quattro coetanee (Promessa Nnalue, Nwabuaku Ossai, Adaeze Onuigbo e Vivian Okoye), ha messo a punto un’app  per  smartphone, utilizzando  un software open source del  Massachusetts Institute of Technology (Mit) capace di identificare i medicinali falsi, utilizzando il codice a barre per verificarne l’autenticità e la data di scadenza. Conosciuta come FD Detector (Fake Drug Detector), l’app ha riscosso un notevole successo al punto che le ragazze della scuola secondaria Regina Pacis di Onitsha, nello stato nigeriano di Anambra, hanno vinto nel 2018 la medaglia d’oro alla World Technovation Challenge nella Silicon Valley a San Francisco, negli Stati Uniti.

L’app, ideata dal giovanissimo team nigeriano denominato “Save A Soul”, non è comunque unica nel suo genere. C’è infatti anche, sempre in Africa, mPedigree, sviluppata in Ghana da Bright Simons, a cui sono stati assegnati numerosi riconoscimenti, tra questi il Netexplorateur, Grand Prix dell’Unesco. E cosa dire di Franck Verzefé, camerunese, 26 anni, che ha sviluppato True-Spec, strumento che utilizza l’intelligenza artificiale per consentire a farmacie, ospedali e laboratori di stabilire la veridicità o meno di un farmaco. Esperto di nanotecnologia e bioinformatica, durante i suoi studi accademici, ha scoperto il bilancio delle vittime causate dai farmaci contraffatti che rappresenta una vera e propria sciagura per l’Africa. True-Spec è un dispositivo portatile che, in meno di 20 secondi, è in grado di accertare l’autenticità di qualsiasi prodotto farmaceutico.

È proprio il caso di scriverlo, parafrasando Plinio il Vecchio: «Ex Africa semper aliquid novi», dall’Africa c’è sempre qualcosa di nuovo.

28/1/2021

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