Il progetto di formazione del Bambino Gesù nell'Ospedale Italiano di Karak

Portare assistenza in un Paese dove la disabilità è ancora un tabù

In Giordania il 6% dei bambini di età compresa tra 5 e 17 anni ha una disabilità da lieve a grave. Molti di questi bambini non riescono ad accedere alle strutture riabilitative, non solo per la mancanza di centri specializzati, ma anche per la tendenza delle famiglie a nascondere la disabilità dei loro figli

La disabilità è, spesso, anche una barriera sociale: a causa degli stereotipi negativi, questi bambini sono esclusi dalle loro comunità e, in alcuni casi, isolati dai genitori stessi. La situazione è ancor più grave per tutti i profughi che vivono dentro e fuori i campi e per i Giordani per i quali l’accesso alle strutture sanitarie e alle cure è limitato da fattori economici e di status giuridico. 

Per tentare di far fronte a questa condizione dal 2013 medici e infermieri dell’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù sono impegnati per offrire supporto all’ Ospedale Italiano di Karak - gestito dalle Suore Missionarie Comboniane - e dare assistenza gratuita ai numerosi bambini con disabilità, molti dei quali rifugiati. 
 
Ogni settimana circa 40 bambini possono frequentare percorsi riabilitativi in una sala attrezzata appositamente. Inoltre, con il contributo dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, il centro è stato equipaggiato con materiali per la terapia, manuali per la formazione, test per la valutazione di bambini e ragazzi, supporti informatici. Punto di forza del progetto è la formazione del personale locale per riuscire a renderlo autonomo e migliorare gli standard di cura. L'affiancamento realizzato dai team del Bambino Gesù ha garantito la formazione di un neurologo, due terapiste e un infermiere. 
 

In questi anni grazie a questo progetto hanno avuto assistenza più di 1.800 bambini con disturbi neurologici e dello sviluppo, buona parte dei quali affetti da autismo o disabilità intellettiva. Del percorso terapeutico fanno parte anche incontri di formazione per i genitori, strutturati per accettare la disabilità dei loro figli e per fornire a tutta la famiglia il sostegno morale necessario ad affrontare la malattia.

Solo così è possibile garantire a bambini e ragazzi l’accesso a un diritto fondamentale come quello alla salute.

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8/2/2021

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